Argo, Ben Affleck, 2012 - Film rilassante, nel senso più o meno neutro del termine, nel senso che l’unica cosa che viene richiesta allo spettatore è sedersi e tifare, e tutti sappiamo quanto sia facile tifare e basta, per gli uni o per gli altri, a seconda della prospettiva, ma sempre senza sfumature di grigio o di altri colori.
Si parte bene anzi benissimo poi si sdillabbra un po’, direi quasi che a volte si sente lo stridio della frenata improvvisa proprio-quando avevi appena preso una gran velocità, qualche curva a gomito alla sanfasò, Ben Affleck quell’espressione-là tra il tonto e il cocciuto-io-ti-salverò, ma en tant que regista gestisce con padronanza i quattro o cinque sapori della minestra, specie le transizioni dal vero al quasi-vero.
Un filo (ma giusto) un filo ridondante la bandiera americana che sventola foriera di speranza e conclusione, e francamente la cameriera dell’ambasciatore o me la fai vedere per bene, tre scene non facendo una primavera, o altrimenti il contentino finale di lei che fiuuu si salva (si salva?) potrebbe pure non interessarmi manco per un cazzo.
Clea DuVall, ti viene di guardare solo lei per come attira su di sè l’attenzione in mezzo a tutti
‘sti baffuna, bello il gioco di riconoscere gli heroini delle serie che tanto ci fanno (fecero?) battere il cuor, da Bryan Cranston a FNL a mezzo cast di
Damages, ma
ce qu’il faut retenir del film sono proprio John Goodman e Alan Arkin: malgrado, da qualche parte nei nostri ricordi, li avessimo
già visti,
proprio in quel ruolo in quelle pose in quelle facce,
ils sont le top du top.
0 commenti:
Posta un commento