Un giornalista du Monde, coi capelli a caschetto e gli immancabili occhialetti tipo-esistenzialisti, seduto su un comodo divano di un caldo bistrot (presumo) parigino, che prende con la massima serietà
la une la plus ridicule du monde e le dedica una decina di minuti, lanciando calmi e ormai assodati strali contro certo cinéma di certa America, sempre con quel tono di chi non gliene sta fregando niente ma anche tantissimo:
non mi viene in mente niente di più irresistibile.
Dunque la fin du monde secondo Le Monde: un Whale del ’31, un Haskin del ’53, qualche deprecabile Emmerich, un Von Trier dell’11, dei Poseidon e altre pizzette
come queste. Da prendere nota per recuperoni o re-visioni di vigilie festive ineluttabili come nessuna fine del mondo potrà mai essere. Franco-intendenti più o meno
à l’aise, attenzione al doppiaggio francese dei film americani (circoletto rosso):
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